Il centrodestra in salsa nostrana

DILLO al NOCI gazzettino online...

Egregio Direttore, la ringrazio di cuore preventivamente qualora deciderà, con generosità, di pubblicare questo mio umile e spassionato commento post elettorale.

Francesco Intini è il nuovo sindaco di Noci. A lui e a tutti i consiglieri eletti auguro davvero di cuore, senza ipocrisia, buon lavoro affinché il nostro amato paese possa esprimere il meglio in tutti gli ambiti. Con Francesco ci conosciamo praticamente da sempre e non ho mai nutrito minimo dubbio sulle sue capacità umane, empatiche, formative e professionali. Non ho timore di essere smentito dichiarando, senza paura, che, conoscendolo, farà di tutto per far del suo meglio con il massimo dell’impegno. Dubbiosa, scettica, critica, disorientata e distante invece, è la mia considerazione su come sia nata e costruita la coalizione che lo supportava. Ma tranquilli, non sarà questo l’argomento che commenterò.

Piuttosto mi sono fermato a riflettere su come mai, mentre in quasi tutta Italia il centrodestra abbia vinto, mentre il governo Meloni per lo meno mantiene il suo consenso, a Noci in consiglio comunale non ci sarà nessun consigliere comunale rappresentazione dei partiti di governo. Di fatto, da elettore liberal-conservatore mi chiedo: “che fine ha fatto il centrodestra a Noci?”

La prima risposta, di getto, potrebbe essere che si sia liquefatto! Bauman, tra i più grandi sociologi del 900’, teorizzava la società “liquida” in cui il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza. Una società in cui l’uomo si modifica prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. Abitudini e procedure che i partiti del centrodestra nocese non hanno avuto tempo di consolidare in quanto dopo appena cinque giorni dal primo turno elettorale si sono ritrovati letteralmente orfani di chi avevano scelto improvvidamente per tentare la vittoria. Possibile che nessuno abbia capito come qualcuno abbia artatamente e cinicamente avuto bisogno di un taxi? Come si sono sentiti gli elettori che hanno sostenuto quella candidatura del primo turno? Per caso si saranno sentiti usati e strumentalizzati? Ai posteri l’ardua sentenza…

Poi un’altra risposta alla domanda di cui sopra ce l’ha data qualche giorno fa proprio il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, dichiarando in una intervista: “Il nostro modello piace alla comunità”. Ed ha ragione perché è un dato di fatto che il “modello Emiliano” vince e piace alla gente. Ma a quale prezzo? Quello che gran parte di chi in passato, anche a Noci, era il centrodestra, dichiarandosi civico, si è accasato in coalizione ed ora in maggioranza con il PD di Emiliano. Con tanto di segretario cittadino, mai dimessa, candidata e festeggiamenti post vittoria con abbracci e selfie del segretario regionale del PD e parlamentari dello stesso.

Lungi da me giudicare il PD, avranno avuto i loro giusti o sbagliati motivi per intestarsi questa vittoria, ma piuttosto rifletto sul fatto che il “metodo Emiliano” trovi terreno fertile anche e soprattutto quando la parte avversaria è incapace di offrire una proposta politica credibile, vera, alternativa. Oppure quando è maturo il tempo delle “rese dei conti” e delle “vendette” di molti anni addietro oppure quando il virus del “marchese del Grillo” è ormai pandemico e di conseguenza chi ha provato a dare una alternativa credibile di parte è stato quasi ridicolizzato e messo al “banco dei ciucci”.

Queste elezioni amministrative nocesi hanno certificato, a mio modestissimo e ovviamente opinabile parere due cose: il civismo è lo “specchio per le allodole” e quindi c’è urgente bisogno di tornare ad interessarsi e far politica nei partiti e l’incapacità o più semplicemente la non volontà nel creare un prototipo di candidato capace di dare continuità amministrativa da un lato (centrosinistra uscente) e prototipo di candidato alternativo dall’altro (centrodestra).

Di questa incapacità, lo ammetto, ne ho fatto parte anche io e altri amici che, nonostante qualche errore di valutazione, tempistico, comunicativo, hanno provato a creare un qualcosa di chiaramente alternativo a qualcuno. Tentativo divorato dalla schizofrenia politica troppo liquida che ha aleggiato per tutto il periodo elettorale. Ergo, tentativo fallito = incapacità.

Può un paese come il nostro avere il demerito che migliaia di concittadini, scevri da ogni logica bislacca ma oggettiva delle elezioni comunali, non siano rappresentati degnamente e soprattutto con chiarezza? Può il voto di opinione non avere la giusta rappresentanza politica e amministrativa? Sono queste le domande dalle quali partire per chi si sente di centrodestra. Appunto… centro – destra! Chiaro e tondo. E’ ora di iniziare questa sfida!

 

Francesco Panetta

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11 giugno 2023

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